Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD)

Cerca nel sito...

Il Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività si manifesta con una modalità di disattenzione e/o iperattività-impulsività che è più frequente e più grave di quanto si osservi in soggetti con un livello di sviluppo simile.

Ci sono pareri contrastanti sulle cause e sul trattamento del comportamento iperattivo.
Tutti certamente concordano sul comportamento manifesto del bambino iperattivo. Questi può avere difficoltà a stare seduto, si agita, non sa stare fermo, a volte parla troppo, può avere degli atteggiamenti fastidiosi, fa baruffa con gli altri bambini, causando spesso molti conflitti e litigi, ha difficoltà a controllare i suoi impulsi, è istintivo, spesso ha scarsa coordinazione o controllo muscolare, è maldestro, fa cadere le cose, rompe gli oggetti, versa il latte. Fa fatica a concentrare l’attenzione su qualcosa e si distrae facilmente. A volte fa un sacco di domande, ma raramente aspetta la risposta.

Spesso il bambino iperattivo presenta gravi deficienze dell’apprendimento, a causa dell’indebolimento delle facoltà percettive–visive, uditive e a volte tattili. Le sue difficoltà motorie causano scarsa coordinazione occhio-mano e compromettono la capacità di scrivere in modo chiaro e fluente. È un bambino confuso e irritato dai molti stimoli del suo ambiente.

Ci sono altri effetti secondari che contribuiscono ad aggravare le sue difficoltà: gli adulti sono impazienti con lui, lo sgridano, a volte non lo sopportano.

Ha pochi amici, viste le sue scarse abilità per le relazioni interpersonali. È un bambino umiliato dalle etichette che gli vengono imposte; gli altri bambini lo prendono in giro e lo insultano. Soffre per le sue difficoltà di apprendimento; la sua immagine di sé è molto scadente. Ma lotta con tutto se stesso per sopravvivere in un mondo che gli appare duro e ingiusto.

La classificazione del DSM-IV suddivide il disturbo, nosograficamente definito Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD), in tre quadri clinici:

  • tipo con disattenzione predominante, con prevalenza di sintomi di disattenzione
  • tipo con iperattività/impulsività predominante, con prevalenza di sintomi di iperattività/impulsività
  • tipo combinato, con prevalenza di entrambi i tipi di sintomi.

Non si sa ancora bene la causa di questa sindrome: alcuni studiosi pensano che il deficit di attenzione sia dovuto ad un ritardo nello sviluppo del cervello, lo si è però dimostrato solo in un 3-5% dei casi. Altri ritengono che ci siano fattori ereditari, altri ancora ipotizzano comunque un danno minimo alle strutture cerebrali, verificatosi nel corso di un parto difficoltoso o per asfissia neonatale.

Il decorso della sindrome da deficit d’attenzione, secondo alcuni studiosi, è molto eterogeneo: si può avere la completa guarigione, soprattutto quando genitori e insegnanti collaborano sinergicamente in un’unica direzione, agendo sull’autostima del ragazzo; può essere necessario aiutare il bambino a livello scolastico con insegnanti di appoggio se il disturbo determina difficoltà di integrazione scolastica.

Può persistere l’irrequietezza e la smania di agire anche da adulti: nella nostra società c’è tolleranza verso simili persone, per certi versi addirittura il comportamento di un’energia senza fine viene apprezzato. Tuttavia nei casi di sindrome da deficit dell’attenzione più gravi, anche in età adulta è necessario che la persona venga seguita dal punto di vista psicologico.

 

Comprensione ed Intervento

I bambini caratterizzati da questa diagnosi incontrano spesso degli ostacoli in aree importanti dello sviluppo come l’apprendimento, il controllo dell’aggressività, le relazioni sociali. Le caratteristiche associate possono includere scarsa tolleranza alla frustrazione, accessi d’ira, prepotenza, caparbietà, eccessiva e frequente insistenza sul fatto che le richieste siano soddisfatte, labilità dell’umore, scarsa autostima.

La presenza di problemi scolastici è una caratteristica spesso centrale di questo disturbo, dal momento che sono presenti comportamenti disturbanti e distruttivi in classe, che interferiscono con l’apprendimento, così i risultati scolastici risultano spesso compromessi e svalorizzati, e comportano conflitti con la famiglia e nell’ambito scolastico.

Il rifiuto dei pari rappresenta una delle caratteristiche più associate e più frequentemente riscontrate anche quando non c’è aggressività, determinato da un comportamento invadente e dalla difficoltà a rispettare il proprio ruolo e il proprio turno nel gioco.

Le relazioni familiari sono spesso caratterizzate da risentimento e antagonismo, specie perché la variabilità del quadro sintomatologico porta spesso i genitori a credere che tutto il comportamento inopportuno sia volontario.

Una corretta diagnosi può avvenire solo in seguito ad una valutazione clinica approfondita ed accurata, per poter parlare di disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) non solo i sintomi devono essere gravi, ma devono essere presenti in più ambienti di vita contemporaneamente e soprattutto interferire in modo significativo nelle attività quotidiane del bambino a scuola, a casa, con gli amici e quando è da solo, inoltre i sintomi devono aver avuto inizio prima dei sette anni di età.

L’intervento psicologico è centrato sull’ambiente di vita del bambino (aspetto psico-sociale), sia familiare che scolastico, apportando modifiche che rispondano alle necessità del bambino e che gli permettano di sviluppare risorse personali e strategie per superare e risolvere le problematiche legate al disturbo.

 

ADHD e i farmaci

I medici a volte prescrivono facilmente farmaci per acquietare il bambino iperattivo. Raramente però questo permette ad un bambino di stare fermo e seduto quanto basta per imparare una lezione. Tuttavia, nonostante le tecniche per la modificazione del comportamento, che si interessano solo del comportamento sintomatico, il bambino così trattato non acquista alcuna forza interiore per potersi occupare del suo mondo. Usa le pillole come fossero stampelle, se non come strumento di manipolazione. “Dammi le pillole così starò buono”. É anche terribile pensare ai danni fisiologici che possono risultare da tali farmaci.

In realtà quando un bambino iperattivo riceve veramente l’attenzione, quando viene ascoltato, aiutato ad entrare in contatto con se, soprattutto attraverso le proprie sensazioni e il contatto fisico con l’altro, in qualche modo sembra ridurre al minimo i sintomi. Questi bambini sembrano preferire materiali rilassanti, da usare con le mani, come la plastilina o il colore liquido, magari da usare con le dita. Ogni esperienza tattile lo aiuta a concentrarsi e a diventare più consapevole di se stesso, del proprio corpo e delle proprie emozioni.

Cerchi uno Psicologo Psicoterapeuta?

Psicologo Psicoterapeuta a Roma o Foggia, specializzata in psicoterapia per l'infanzia e/o per l'adolescenza. 
Contattami per informazioni


TEL: 339-4917571

Disclaimer

  • L'autore dichiara che le immagini contenute in questo sito sono immagini già pubblicate su internet. Se dovesse pubblicare materiale protetto da copyright non esitate a contattare l'autore che provvederà immediatamente a rimuoverlo.
  • I contenuti presenti in questo sito non possiedono quindi alcuna funzione diagnostica e non possono sostituirsi ad un consulto specialistico.